Un mio collega consulente, anzi direi mentore e maestro, Antonio Bicego, mi ha raccontato un caso reale che gli è capitato tempo fa e che vorrei condividere con voi.
Siamo nel 2009, anno di grande crisi (ricordate il caso Lehman & Brothers?) ed un imprenditore si trova l’azienda praticamente spacciata.
Nemmeno le banche (…) lo volevano aiutare, probabilmente dandolo per spacciato.
E una azienda che chiude, è un lutto ed un dolore che si diffonde su tutto il tessuto sociale circostante.
L’imprenditore perde il sonno, i tabulati con numeri terrificanti lo tormentano H24.
Che decisioni si prendono in questi casi? Chi gli sta vicino, oltre alla famiglia?
Aveva due “mega” manager che però agivano con criteri diversi dall’imprenditore: uno rischia molto, troppo, con i soldi dell’imprenditore; l’altro dirige l’azienda senza capirne l’anima, lo spirito, senza comprendere che anche nelle crisi vi sono aspetti vitali che si chiamano investimenti, prospettive, futuro. E se tagli queste, non stai risparmiando, stai tagliandoti le vene…
Basta, a questo punto l’imprenditore decide di dare una forte svolta alla sua azienda.
Primo: invita senza tentennamenti i due dirigenti ad andarsene immediatamente, in maniera civile, con lauta buonuscita.
Secondo: chiude tre stabilimenti (avrebbero chiuso tutti dopo poco) e sembra un tracollo
Terzo: risparmio personale e famigliare radicale, al centesimo, niente e nessuno escluso.
Quarto, spiega in prima persona il progetto di ristrutturazione al sindacato e ai lavoratori, in maniera diretta, drastica ed onesta: se persegui il bene dell’azienda insieme a quello dei lavoratori, molti ti credono e ti capiscono.
Quinto: cerca una banca importante che gli presti dei soldi per ripartire e, dopo tanti tentativi, la trova, a fronte di garanzie patrimoniali personali e familiari. Ma… ad un tasso decisamente alto, quasi da usura.
Sesto: continua la ricerca di denaro, ma con una “garanzia” in più: se già una Banca ‘molto importante’ ti dà dei soldi, vuol dire che sei affidabile, no? Ed ecco che ben sei banche sono pronte a prestare denaro, e facendosi concorrenza sui tassi. In poco tempo il debito viene ristrutturato ad un tasso molto vantaggioso per l’imprenditore.
L’azienda uscì dalla crisi, riprese ad investire e ad assumere, tutt’ora è viva ed in salute.
Cosa possiamo imparato da questa crisi? Io penso che ci siano tre punti chiave:
- SAPER DECIDERE. Quando occorre, hanno da essere ponderate ma rapide. Coraggiose, ma basandosi su numeri e reali possibilità, non solo emozioni.
- SAPER NEGOZIARE. Se non sapeva trattare, come faceva a gestire i manager, i sindacati, i lavoratori, le banche. Probabilmente avrà dovuto negoziare anche con i propri famigliari…
- ESSERE CORRETTI E SINCERI. Siate sempre “centrati”, fatevi sempre guidare da una grande correttezza e rispetto per gli altri, nel bene e nel male.