Decidi TU il tuo Tempo!

Tre storie che fanno riflettere sul tempo che passa, inesorabile, e non possiamo farci nulla per fermarlo.

Ma noi, solo noi, possiamo decidere cosa fare, in quel tempo.

Ecco tre storie che vi faranno riflettere.

SE TORNASSI INDIETRO NEL TEMPO

Qualcuno mi ha chiesto giorni fa se, potendo tornare adolescente, avrei vissuto la mia vita in maniera diversa.

Lì per lì ho risposto di no, poi ci ho pensato un po’ su e….

Potendo rivivere la mia vita, avrei parlato meno e ascoltato di più.

Avrei mangiato briciolosi panini nel salotto buono e mi sarei preoccupato molto meno dello sporco prodotto dal caminetto acceso.

Avrei trovato il tempo di ascoltare il nonno quando rievocava gli anni della sua giovinezza.

Non avrei mai lasciato che la candela si rovinasse, dimenticata nello sgabuzzino. L’avrei consumata io, a forza di accenderla.

Mi sarei steso sul prato con le mie bambine senza badare alle macchie di erba sui vestiti.

Avrei pianto e riso di meno guardando la televisione e di più osservando la vita.

Mi sarei messo a letto quando stavo male, invece di andare febbricitante al lavoro, quasi che, mancando io, il mondo si sarebbe fermato.

Avrei detto più spesso “Ti voglio bene” e meno spesso “Mi dispiace…”

Ma soprattutto, potendo ricominciare tutto daccapo, mi impadronirei di ogni minuto…lo guarderei fino a vederlo veramente…. lo vivrei…. e non lo restituirei mai più.

IL BARATTOLO DI MARMELLATA

Un professore, davanti alla sua classe di filosofia, senza dire parola, prende un barattolo grande e vuoto di marmellata e procede a riempirlo con delle palle da golf. Dopo, chiede agli studenti se il barattolo è pieno.

Gli studenti sono d’accordo e dicono di sì.


Così il professore prende una scatola piena di palline di vetro e la versa
dentro il barattolo di marmellata. Le palline di vetro riempiono gli spazi vuoti tra le palle da golf.

Il professore chiede di nuovo agli studenti se il barattolo è pieno e loro rispondono di nuovo di sì.

Poi il professore prende una scatola di sabbia e la versa dentro il barattolo.

Ovviamente, la sabbia riempie tutti gli spazi vuoti e il professore chiede ancora se il barattolo è pieno.

Questa volta gli studenti rispondono con un sì unanime.


Il professore, velocemente, aggiunge due tazze di caffè al contenuto del barattolo ed effettivamente, riempie tutti gli spazi vuoti tra la sabbia.

Sorpresi, gli studenti si mettono a ridere.


Quando la risata finisce, il professore dice:

“Voglio che vi rendiate conto che questo barattolo rappresenta la vita. Le palle da golf sono le cose importanti, come la famiglia, il lavoro, i figli, la salute, gli amici, l’amore; le cose che ci appassionano. Sono cose che, anche se perdessimo tutto e ci restasse solo quello, le nostre vite sarebbero ancora piene.

Le palline di vetro sono le altre cose che ci importano, come la casa, la macchina, ecc.

La sabbia è tutto il resto: le piccole cose.

Se prima di tutto mettessimo la sabbia nel barattolo, non ci sarebbe posto né per le palline di vetro, né per le palle da golf.

La stessa cosa succede con la vita.

Se utilizziamo tutto il nostro tempo ed energia nelle cose piccole, non avremo mai spazio per le cose realmente importanti.

Fai attenzione alle cose che sono cruciali per la tua felicità: gioca con i tuoi figli, prenditi il tempo per andare dal medico, vai con il tuo partner a cena, pratica il tuo sport o hobby preferito.

Ci sarà sempre tempo per pulire casa, per i social o per altre attività meno utili.

Occupati prima delle palline da golf, delle cose che realmente ti importano.

Stabilisci le tue priorità, il resto è solo sabbia.”


Uno degli studenti alza la mano e chiede cosa rappresenta il caffè. Il professore sorride e dice:

“Sono contento che tu mi faccia questa domanda. È solo per dimostrarvi che non importa quanto occupata possa sembrare la tua vita, c’è sempre posto per un paio di tazze di caffè con un amico.”

IL MAESTRO DELL’ARTE DEL TE’

Parecchi secoli fa, un vecchio torna al suo villaggio. È sera, è stato a passeggiare in campagna. Gli piace guardare i fiori di campo dai colori così diversi e dal profumo delicato.

Quanto è stanco si siede nella posizione del loto e può restare per ore ad ascoltare il canto degli uccelli; talvolta, come se ne comprendesse il senso, un lieve sorriso illumina il suo volto. Ma è tardi e il vecchio è sulla strada del ritorno.

Affretta un po’ il passo perché prima che tramonti il sole deve presenziare la cerimonia del tè. La preparazione del tè è un’arte vera e propria di chi è un maestro.

Prima del villaggio, un ponticello di bambù attraversa un torrente. Perso nei suoi pensieri il vecchio non si accorge di un giovane e robusto che gli viene incontro. Immerso nella sua meditazione il vecchio urta appena il giovane che in un batter d’occhio sguaina la sciabola:

“Vecchio, come osi non cedere il passo ad un nobile samurai? Ti taglierò la testa e la getterò in fondo al torrente!”

Il vecchio si scusa, ma invano, il samurai è intrattabile. Consente solamente a lasciargli la notte per pregare e prepararsi alla morte.

“Sarai qui domani all’alba armato di sciabola per morire da uomo”.

Giunto al villaggio, il vecchio maestro del tè va a trovare un amico esperto nel maneggiare le armi; gli spiega la sua avventura.

“Puoi insegnarmi qualche mossa di sciabola perché possa morire degnamente?”

“Prepara il tè “, dice il vecchio maestro di sciabola, “vado a riflettere”.

E durante tutto il rituale della preparazione del tè, il maestro d’armi osserva attentamente l’amico ammirandone la perfezione dei gesti, la sapienza e concentrazione. E gli disse:

“Ti insegnerò la posizione di guardia, basterà!”

Mostra al vecchio come raccogliersi su un ginocchio, la sciabola brandita al di sopra della testa.

“Domani va all’appuntamento, mettiti in guardia e non pensare più al tuo avversario. Pensa che stai preparando il tè per l’ultima volta”.

L’indomani quando il sole appare all’orizzonte, il vecchio si raccoglie e tiene la sciabola come gli ha mostrato l’amico. Per morire ha messo il suo più bel kimono.

Mentalmente comincia a preparare il tè per l’ultima volta, mettendovi tutta la sua arte, tutto il suo amore, tutta la sua sensibilità. È completamente felice. L’acqua si scalda sulla brace e per il vecchio il suo mormorio è come una ninna nanna.

Ad un centinaio di passi, nascosto in una boscaglia, il giovane samurai lo osserva incuriosito. Il vecchio è del tutto immobile e nelle sue mani alzate la lama della sciabola non trema affatto.

Il samurai si avvicina senza rumore, sguaina la sciabola e gira attorno all’avversario. Il vecchio resta di marmo, la testa leggermente china in avanti, gli occhi socchiusi, lo sguardo fritto e fiero ed uno strano sorriso sulle labbra.

Il giovane samurai comincia a perdere la pazienza. Fa dei mulinelli con la sciabola e insulta il vecchio. Lo strano sorriso del vecchio lo indispettisce moltissimo. Comincia a urlare attorno all’avversario, ma non osa avvicinarsi troppo perché, nelle mani del vecchio, la sciabola scintilla minacciosa.

Nessun cedimento nella guardia perfetta, nessuna reazione alle finte.

L’inquietudine invade il samurai: quest’uomo impassibile di fronte ai terribili volteggi della sua lama è sicuramente un grande esperto!

Infine, bruscamente, si getta ai piedi del vecchio:

“Perdono, perdono, accetta di essere il mio maestro, tu sei mille volte superiore a me, insegnami l’arte della sciabola, sarò il tuo discepolo più fedele”.

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